Gemelli: cambiamenti in arrivo. Spoiler, compi gli anni!
- giorgia dublino

- 21 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Ho letto un articolo sull’oroscopo dei Gemelli. Diceva: “Grandi cambiamenti in arrivo”. Un brivido. L’universo mi parla? Un colpo di scena karmico? Un viaggio intercontinentale?
No. Semplicemente, inizia il periodo dei Gemelli.
E quindi… compi gli anni.
E quindi… cambi età.
E quindi… ecco il grande cambiamento: la candelina in più.
Ma quanto siamo disposti a farci infinocchiare da frasi generiche che, guarda caso, si azzeccano proprio ora?
Del resto, è geniale nella sua semplicità: ogni segno entra nel proprio periodo… e ogni segno legge “grandi cambiamenti in arrivo”.
Chiariamo: l’unico vero cambiamento, spesso, è il numero che scatta su Facebook tra gli auguri di zii, ex compagni di scuola e brand che ti mandano lo sconto compleanno.
Facciamo chiarezza: io credo nella metafisica, credo nelle profezie, negli occhi addosso, nei sogni che parlano, nelle giornate storte che iniziano con la tazzina rotta e finiscono con qualcuno che ti dà buca. Credo nei messaggi nascosti nelle coincidenze, nei numeri che ritornano, nei segni che si fanno leggere solo da chi ha ancora la vista interiore.
Ma non credo nell’oroscopo. Non quello che trovi su sfondo glitterato e la frase che potrebbe adattarsi a chiunque. Non quello in cui ti dicono che “il momento è giusto per fare un passo avanti”, quando in realtà ti sei appena fatto indietro perché ti sei ricordato che hai dimenticato il PIN della Postepay.
Gli oroscopi funzionano per lo stesso motivo per cui funzionano le canzoni tristi quando sei triste: perché parlano in modo abbastanza vago da sembrare precisi. È il classico effetto “leggimi nella mente” che in realtà è un “leggimi nella media”.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che tutto andrà bene, che siamo sulla strada giusta, che il nostro momento sta arrivando. Anche se magari siamo fermi al semaforo da sei mesi.
È umano. Ed è per questo che gli oroscopi continuano a spopolare. Lungi da me fare la cinica: non penso che chi scrive oroscopi voglia ingannare nessuno. Penso che offra una carezza preconfezionata. Un abbraccio tipografico. Una botta di “anche tu sei speciale” nel mezzo di una giornata grigia.
E funziona, proprio perché è flessibile: tu ci leggi ciò che vuoi.
Chi cerca prove nell’oroscopo, però, non ha capito di cosa si tratta.
L’astrologia non è (solo) una disciplina esoterica. È una forma arcaica di organizzazione del mondo.
L’oroscopo è un rituale simbolico. Una finestra settimanale, mensile o quotidiana in cui l’essere umano prova a dare un senso a ciò che vive. Lo trovi sul giornale accanto al meteo, in TV tra l’oroscopo di Paolo Fox e la pubblicità dei materassi, nelle chiacchiere di una parrucchiera o nelle raccomandazioni della zia che si affida al segno lunare.
Non importa che tu ci creda davvero: l’oroscopo è un rito collettivo.
L’astrologia, vista con sguardo antropologico, è una delle più antiche forme di narrativa simbolica collettiva. Non è nata per dirti se oggi riceverai una mail importante, ma per trovare un senso nei cicli della vita. Nasce quando l’uomo comincia a guardare il cielo e a chiedersi: “E se lassù ci fosse la spiegazione di ciò che accade quaggiù?”
È un bisogno profondamente umano: mappare il caos. Leggere lo spazio-tempo come se fosse una partitura cosmica.
Gli antichi babilonesi leggevano il cielo come un testo sacro.
Gli egizi associavano le stelle al destino dei faraoni.
In India, l’astrologia vedica è ancora oggi una guida fondamentale per matrimoni, nomi, viaggi, decisioni.
In Cina, l’astrologia non è personale, è ciclica. Sei nato sotto un animale che ritorna ogni 12 anni, ma ciò che conta è l’energia che scorre tra il tuo corpo e il tempo.
Nel Giappone tradizionale si parlava di kisetsu, le stagioni interiori. Non ti chiedevi che cosa succederà domani, ma come stare dentro ciò che sta già accadendo.
E se in Occidente usiamo l’oroscopo per prevedere il futuro, in Oriente si preferisce ascoltare il presente. Questa è la differenza: in Occidente l’oroscopo vuole prevedere. In Oriente l’astrologia armonizza.
Nella cultura cinese, ad esempio, l’astrologia si basa su cicli lunari, animali archetipici e flussi di energia (Qi). Il calendario cinese è ciclico, non lineare: si ripete ogni 12 anni, perché la vita non è una freccia, ma un cerchio che respira.
Nel Giappone antico, il tempo era legato ai ritmi della natura, agli spiriti del giorno e alle stagioni interiori. Lo stesso I Ching non ti dice “cosa succederà”, ma “che tipo di energia stai attraversando” e come armonizzarti al movimento delle cose.
Non predice: accompagna.
Non ti comanda: ti chiede di osservare, riflettere, partecipare al ritmo del divenire.
Che si tratti di oroscopo, tarocchi, carte astrologiche, caffè versato o nonna che ti sogna con l’abito nero: tutte queste pratiche rispondono allo stesso bisogno millenario di dare un senso al presente. Capire in che punto della storia ci troviamo. Non per manipolare il futuro, ma per abitarlo con più consapevolezza.
Siamo animali narrativi: abbiamo bisogno di raccontarci qualcosa per sopportare ciò che accade.
Non ci interessa se è vero o falso: ci interessa che abbia un senso.
E l’oroscopo con i suoi “attenzione alle discussioni”, “favoriti i viaggi”, “giornate intense”, ci dà una mappa del caos. Una cornice per interpretare quello che altrimenti sembrerebbe solo un lunedì complicato.
Forse i grandi cambiamenti non arrivano con Saturno contro. Forse arrivano quando decidi di rispondere a una telefonata che stavi evitando. O quando smetti di dire “tanto è sempre così”.
Forse il tuo oroscopo è in quella frase che hai sottolineato distrattamente in un libro mesi fa. E che oggi, riletta per caso, ti sembra scritta proprio per te.







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