Scrematura: il vero colloquio invisibile.
C’è un momento nella vita di ogni lavoratore - o futuro lavoratore - in cui ci si trova a sfogliare annunci di lavoro, armato di speranza e un curriculum infallibile. Immagina la scena: tu, con il CV perfettamente formattato, pronto a conquistare il mondo del lavoro. Poi, naturalmente, clicchi su "invia" e ti prepari a essere sommerso da richieste di colloqui. Ma c’è solo un piccolo problema: il tuo curriculum finirà probabilmente nel dimenticatoio, a meno che tu non abbia il “superpotere” di battere la scrematura sistematica.
Benvenuto nel fantastico mondo della selezione del personale, dove la meritocrazia è un concetto teorico e il destino del tuo futuro lavorativo può essere deciso in 3 secondi netti da un software, un recruiter distratto o – se sei fortunato – un’intelligenza artificiale che decide se sei più simile a un “dipendente dell’anno” o a un’ombra nel deserto.
Il primo passo in questo brillante percorso è, naturalmente, il curriculum: il tuo biglietto per l’oblio. Non dimenticare: deve essere breve, conciso, e possibilmente evitare qualsiasi accenno al fatto che sei una persona reale con passioni o esperienze uniche. No, no, non fare l’errore di raccontare la tua storia! Chi ha tempo per quella? Un CV che sembra un elenco telefonico di competenze tecniche è quello che conta. Certo, speri che qualcuno, con un sorriso accattivante e una tazzina di caffè in mano, lo sfogli con attenzione. Invece, probabilmente sarà un ATS (Applicant Tracking System) ad esaminarlo, ovvero un software dal cuore freddo e insensibile, programmato per scartare chi non ha inserito la parola magica “esperto di Excel (avanzato!)” almeno tre volte. Magari tu sei un genio nel risolvere problemi complessi o nel gestire squadre internazionali... peccato che non abbiano richiesto proprio quella skill.
E qui arriva la parte migliore: se, per un caso fortunato o per un’allineamento astrale, il tuo CV viene effettivamente letto da una persona in carne e ossa, hai 7 secondi per fare colpo. Sì, hai letto bene. Sette, numero magico, a malapena il tempo di un respiro profondo. Sei un mago nel sintetizzare anni di esperienza e successi in un colpo d’occhio? No? Peccato. Passiamo al prossimo.
Superato il muro del CV? Complimenti! Ma il vero divertimento inizia ora. Ti viene presentato il test Pymetrics, un affascinante gioco di "abilità cognitive e comportamentali". Sì, perché cosa c'è di meglio per valutare il tuo potenziale di carriera che un set di giochini interattivi? Nulla dice "sei il candidato ideale per dirigere la nostra azienda" come premere pulsanti velocemente o ricordare sequenze di colori!
È qui che entra in gioco l’algoritmo illuminato: un brillante pezzo di intelligenza artificiale che decide se sei adatto o no per la posizione in base al comportamento "ideale" di chi è già lì. Ah, ma aspetta: chi ha deciso cosa sia "ideale"? I manager! Quegli stessi manager che, casualmente, potrebbero aver promosso il figlio del cugino del loro migliore amico perché, hey, è la persona giusta per la cultura aziendale. Quindi, il tuo successo nel test dipende da quanto riesci ad avvicinarti al comportamento del “dipendente dell’anno”, anche se quel dipendente potrebbe essere lì più per i legami familiari che per il merito.
Il bello è che il test è venduto come "oggettivo". Certo, perché misurare quanto velocemente premi un pulsante riflette esattamente la tua capacità di gestire un team o prendere decisioni cruciali in situazioni di crisi. E tu, che magari hai una mente strategica e la pazienza di un monaco buddista, vieni scartato perché il tuo tempo di reazione non era abbastanza veloce.
Dopo aver fatto tutto ciò, scommettiamo che stai pensando: "Beh, almeno sono passato attraverso un processo rigoroso, scientifico e meritocratico". Ma qui viene il colpo di scena finale: la scrematura sistematica. Ti piace pensare che la tua candidatura sia stata attentamente valutata? Che qualcuno abbia davvero preso in considerazione il tuo potenziale? Ah, dolce ingenuità.
In verità, il tuo CV potrebbe essere stato scartato semplicemente perché il recruiter aveva troppi CV da leggere quel giorno o perché il manager era troppo impegnato a prepararsi per il pranzo di lavoro. O, peggio ancora, hai mancato la finestra di 15 minuti in cui un essere umano era davvero al di là del processo di selezione, tra una riunione Zoom e un caffè al volo.
E poi ci sono i cosiddetti criteri invisibili, come "l’energia giusta" o "la capacità di adattamento alla nostra cultura aziendale". Traduzione: speriamo che ti piacciano le gerarchie non dette e che tu sappia chi devi accontentare per sopravvivere. Ah, e ricorda: non importa quante competenze tecniche possiedi o quanto sei bravo nel tuo lavoro, se non riesci a leggere tra le righe di chi conta davvero nell'organigramma, la tua strada sarà in salita.
Quindi, alla fine di tutto questo percorso rocambolesco, ti ritrovi con un bel report Pymetrics che ti dice quali sono le tue competenze e le tue aree di miglioramento. Ma c'è una piccola nota amara: il tuo profilo non coincide esattamente con quello del "dipendente dell’anno" (quel ragazzo che ha ottenuto il lavoro perché conosceva qualcuno o apparteneva al “circoletto”). E così, un’altra occasione sfumata, non per mancanza di merito, ma perché il sistema è progettato per favorire chi sa come giocare il gioco, e non chi ha le carte migliori.
Ma hey! Almeno hai avuto la possibilità di divertirti con un paio di giochini online, e ti sei allenato a inviare curriculum. Il vero successo, dopotutto, è nel partecipare, no?
Ecco a te, benvenuto nel mondo del lavoro del XXI secolo: un intricato mix di algoritmi, scremature rapide e decisioni prese da chi ha il potere di farlo. Non resta che augurarci buona fortuna, perché a volte, nel grande gioco della selezione, è davvero l'unica cosa che conta.
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