Che fine hanno fatto Biancaneve e Ariel?
- giorgia dublino

- 30 ott 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 12 nov 2024
L’assenza di Biancaneve e Ariel nelle sorprese Kinder suscita emozioni e discussioni, rivelando le complesse dinamiche tra nostalgia, marketing e le preferenze delle nuove generazioni.
Questa mattina, osservando un post su Instagram, mi sono ritrovata a riflettere su un tema che, per quanto possa sembrare leggero, ha acceso discussioni appassionate: la selezione delle principesse Disney nelle sorprese Kinder. Sebbene possa sembrare solo un dettaglio, l'assenza di alcuni personaggi iconici ha subito scatenato reazioni. Forse perché siamo legati a questi personaggi dell’infanzia o perché tendiamo sempre a voler completare una collezione per sentirla veramente “nostra”. L’assenza di Biancaneve e Ariel non è passata inosservata e, mentre mi chiedo se sia stata una scelta ben studiata o un’occasione mancata, mi viene da sorridere: quanto siamo bravi a trovare sempre quel dettaglio che, per un motivo o per l’altro, proprio non ci convince!
Le collaborazioni tra noti marchi, come Ferrero e Disney, attraggono sempre grande interesse, ma generano anche aspettative elevate. Scorrendo i commenti sui social, emerge una certa delusione per la mancanza di Biancaneve e Ariel, due protagoniste molto amate. Per molti, una collezione delle principesse è incompleta senza le figure più classiche. È possibile che Kinder abbia privilegiato principesse più recenti o attualmente popolari? Oppure potrebbe riservarsi di arricchire la collezione in futuro?
Queste reazioni testimoniano quanto i personaggi Disney siano radicati nell’immaginario collettivo. Scommetto che neanche Ferrero si aspettava una simile ondata di commenti sulle sorprese Kinder. Un tocco di magia che, invece di incantare, ha fatto indignare: perché sì, mancano Biancaneve e Ariel, due icone senza le quali una collezione regale, beh… è come una festa senza torta.
È un fenomeno comune sui social: qualunque scelta fatta da un brand provoca sempre una varietà di reazioni. Anche quando un’iniziativa è ben accolta, c’è sempre chi evidenzia ciò che manca o che avrebbe preferito diversamente. È come se, davanti a un prodotto che gioca sulla nostalgia e sui personaggi amati, si creassero aspettative enormi. Ognuno ha la "sua versione ideale" di come dovrebbe essere. Forse è proprio questo il segreto del successo di alcune aziende: accendere l'entusiasmo al punto che le persone non vedono l’ora di completare la serie o sperano in nuove uscite per avere proprio quel personaggio mancante.
In fondo, è un mix di entusiasmo e di perfezionismo che ci rende... un po' insaziabili! Ma è anche la prova di quanto questi prodotti siano entrati nel cuore di tutti. La situazione è un esempio perfetto di come il marketing sfrutti dinamiche psicologiche per stimolare l’engagement e il desiderio di collezionare.
Sempre con il mio bel condizionale... Il brand giocherebbe sulla nostalgia e sull’affetto per i personaggi Disney – in questo caso, le principesse – che da generazioni ci accompagnano. Ogni principessa riporta alla mente ricordi d'infanzia e affetti familiari, creando una connessione emotiva che ci rende tutti un po’ più inclini a desiderare il prodotto. Questo legame fa sì che ogni "assenza" (come quella di Ariel o Biancaneve) diventi quasi una piccola "delusione" personale. Sembra un errore non includerle, ma in realtà questa scelta alimenta il desiderio di completare la collezione. Questa tecnica, spesso usata nel marketing, si basa sull'“effetto Zeigarnik”, secondo cui tendiamo a voler chiudere tutto ciò che resta in sospeso.
Vi è mai capitato di ripensare a qualcuno che non vedete da anni, o di ritrovarvi a canticchiare una canzone sentita di sfuggita? Magari restare con il pensiero fisso su un telefilm che si è chiuso proprio sul più bello? Ecco, sono esempi perfetti dell'effetto Zeigarnik: una scoperta della psicologa Bluma Zeigarnik, che osservò come un compito non portato a termine genera una tensione mentale che ci trattiene dal "passare oltre." Per lasciar andare un pensiero, spesso dobbiamo completare l’azione mentale iniziata, come un impegno in agenda o una lista di cose da fare.
Lo stesso meccanismo si attiva di fronte a una collezione parziale: i fan vogliono “chiudere il cerchio” e sperano che il brand rilasci nuove uscite per “riempire il vuoto”. Inoltre, la disponibilità limitata di certi personaggi, o una collezione incompleta, può dare una percezione di scarsità, rendendo ogni pezzo più prezioso. Anche se non dichiarata, l’assenza di personaggi molto amati può dare l’idea di una "rarità," creando un'aura esclusiva intorno alla collezione stessa. Le scelte non sempre perfettamente soddisfacenti stimolano la discussione e, quindi, l’engagement. Quando le persone esprimono rammarico o suggerimenti, commentano e condividono il loro punto di vista, diffondendo indirettamente la campagna pubblicitaria. Queste reazioni generano buzz, che, paradossalmente, rafforza la visibilità e l’impatto del brand. Ogni iniziativa che gioca sull’appartenenza a un gruppo (come quello dei fan Disney o dei collezionisti Kinder) tende a creare e rafforzare una comunità di persone legate al brand. Gli utenti più coinvolti, infatti, continuano a supportare e seguire le nuove iniziative in attesa di completare la loro collezione o di trovare il pezzo mancante.
È probabile che Ferrero abbia progettato la campagna tenendo ben presenti alcune di queste dinamiche psicologiche? La collaborazione con Disney e il focus su personaggi amati come le principesse è di per sé una scelta strategica per attirare una base ampia e affezionata. La scelta di non includere alcune principesse iconiche potrebbe non essere casuale; potrebbe rientrare in una strategia di marketing volta a generare attesa per future uscite o a testare la reazione del pubblico per valutare se introdurre altri personaggi in seguito. È una tecnica comune, soprattutto in prodotti collezionabili, rilasciare un set limitato e poi espandere la collezione.
Anche se non è stato pensato come un modo per lasciare qualcuno “scontento”, il fatto che manchino alcuni personaggi stimola discussioni online, commenti e condivisioni che amplificano la visibilità della campagna. Molti si lamentano, ma alla fine continuano a collezionare. Questo perché, una volta iniziata, la raccolta stessa diventa motivante. Magari Ferrero ha pensato a una strategia a lungo termine che porterà i fan a collezionare altre serie future, mantenendo vivo l'interesse per gli ovetti Kinder.
La reazione dei consumatori offre a Ferrero preziose informazioni sulle preferenze del pubblico, indicando quali personaggi potrebbero essere inclusi in una seconda serie o in edizioni speciali. È una strategia che permette di lanciare nuove versioni migliorate e attese.
Quindi, anche se non sappiamo se l’assenza di certi personaggi sia una decisione strategica pianificata al 100%, è plausibile che Ferrero abbia ben considerato le dinamiche di desiderio e coinvolgimento che una collezione parziale poteva suscitare. In definitiva, potrebbe essere stata una mossa molto calcolata per far sì che il pubblico rimanesse in attesa e continuasse a collezionare.
Va detto che le preferenze delle nuove generazioni sono decisamente cambiate, e probabilmente Ferrero e Disney ci hanno fatto caso quando hanno scelto quali principesse mettere nella collezione. Negli ultimi anni, le preferenze dei bambini si sono spostate verso personaggi più recenti e spesso più indipendenti o avventurosi. Ariel e Biancaneve, per quanto iconiche, rappresentano un po’ l'idea di principessa d’altri tempi, mentre le moderne Elsa, Moana (Vaiana) e Rapunzel sono più del tipo “faccio da sola, grazie”. Questi nuovi personaggi sprizzano indipendenza, determinazione e spirito d’avventura, qualità che vanno decisamente più a genio alle nuove generazioni. Senza contare che i film Disney di oggi sono pieni di animazioni scintillanti, canzoni che restano in testa per giorni e trame che spingono su autostima e coraggio, insomma: irresistibili per i piccoli di adesso.
Anche le storie più recenti enfatizzano il superamento delle difficoltà senza l’aiuto di un “principe”, facendo sentire queste principesse più “vicine” ai bambini, come modelli di riferimento. Quindi, sì, il trend di preferire nuove figure femminili con caratteristiche diverse dai modelli classici è innegabile. Tuttavia, questa mancanza di Biancaneve e Ariel, lungi dall’essere una svista, potrebbe riflettere una comprensione profonda del mercato attuale e delle preferenze dei consumatori.
Quindi… che Ferrero avesse o meno un piano in mente, è indubbio che l’argomento abbia suscitato emozioni e discussioni vivaci. Se da un lato il marketing sa essere strategico e attento, dall'altro lato ci ricorda che, in fondo, siamo sempre un po’ sognatori, desiderosi di completare la nostra collezione ideale.
Non ci resta che aspettare di scoprire quali altre sorprese ci riserverà il futuro e se un giorno, tra le sorprese Kinder, vedremo finalmente anche le principesse che molti di noi hanno amato sin da bambini.






Commenti